Il ravvedimento



“Lasci l’empio la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al Signore che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare” (Isaia 55:7).


Il termine viene dal greco metanoia, cambiamento di mentalità, di scopo. È la tristezza che si prova per i propri peccati, con un vero dolore per aver offeso Iddio, accompagnato da uno sforzo sincero ad abbandonarli.
Se la fede è la condizione essenziale per la salvezza (Efesini 2:8-10; Atti 16:31), essa dev’essere accompagnata da un vero ravvedimento. Il primo messaggio dell’Evangelo è: “Ravvedetevi e credete!” (Marco 1:15; cfr. Matteo 3:2,11; 4:17; Marco 1:4; Luca 3:3). Gesù è venuto per salvare non dei giusti (non ve n’è alcuno), ma dei peccatori che, nell’umiliazione, si riconoscono tali (Matteo 9:12,13). “Se non vi ravvedete, tutti similmente perirete” (Luca 13:3; cfr. Atti 2:38).
E’ Dio che dona il vero ravvedimento: “Allora, udite queste cose, si calmarono e glorificarono Dio, dicendo: “Dio dunque ha concesso il ravvedimento anche agli stranieri affinché abbiano la vita” (Atti 11:18).
Vediamo quali sono i passi importanti per realizzare un sincero ravvedimento:

1. La convinzione di peccato
Solo lo Spirito Santo può spingere il peccatore ad un dispiacere profondo d’aver offeso Dio (Giovanni 16:8). Lo Spirito Santo si rattrista a causa del peccato (Efesini 4:30), e spande questa tristezza nel cuore che vuol avvicinare a Cristo. E questa “tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che mena alla salvezza, e del quale non c’è mai da pentirsi” (2 Corinzi 7:9,10). Davide, tormentato dal dolore per il suo errore, confessa di aver peccato contro Dio (Salmo 51:4-7). Bestemmiare lo Spirito Santo (Matteo 12:31), vuol dire respingere la sola persona che può produrre la contrizione del cuore, e quindi rende impossibile il perdono.

2. La confessione
Per la sua natura, pur sapendo d’aver agito male, l’uomo cerca di nascondere e di negare il proprio peccato quand’esso è messo in luce dalla Parola di Dio. Ma il figliol prodigo non disse soltanto: “io mi leverò e me ne andrò a mio padre”, ma anche: “gli dirò”. Il fatto che egli riconobbe il suo peccato come una trasgressione contro la legge di Dio (“ho peccato contro il cielo”), indica la genuinità del suo ravvedimento. Il peccatore dimostra, che il suo ravvedimento è reale anche col confessare la propria indegnità: “non sono più degno d’essere chiamato tuo figliolo…” (Luca 15:18-20).
Davide, fino a quando rimase in silenzio, non trovò riposo, ma quando riconobbe e confessò di aver peccato, ottenne subito l’assicurazione del perdono divino (Salmo 32:1-5).
“Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (l Giovanni 1:8,9).

3. La determinazione di abbandonare il peccato
Dove c’è un vero ravvedimento, il peccato diventa disgustoso e le cattive abitudini vengono immediatamente abbandonate. L’apostolo Paolo dà un elenco delle opere della carne: “fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sette, invidie, ubriacchezze, gozzoviglie, e altre simili cose” (Galati 5:19), e aggiunge: “Quelli che fanno tali cose non erediteranno il regno di Dio” (v.21).
Con l’abbandono, il penitente deve “produrre frutti degni del ravvedimento” (Luca 3:8). Paolo raccomandava il ravvedimento e la conversione a Dio, “facendo opere degne del ravvedimento” (Atti 26:20).
Quando il figliol prodigo “rientrò in sé”, nel paese lontano, decise di abbandonare la sua vita di peccato. “Chi copre le sue trasgressioni non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia” (Prov.28:13).
“Lasci l’empio la sua via, e l’uomo iniquo i suoi pensieri: e si converta all’Eterno che avrà pietà di lui, e al nostro Dio ch’è largo nel perdonare” (Isaia 55:7).

4. La completa sottomissione a Dio
Il credente è chiamato a sottomettersi a Dio, a non resisterGli; impedendo la Sua meravigliosa opera.
Dio vuole vivere al nostro fianco per sostenerci e per guidarci giorno per giorno. Egli opera nel cuore di ogni credente, per mezzo dello Spirito Santo, al fine di purificarlo, rafforzarlo e dirigerlo.
“Iddio resiste ai superbi e dà grazia agli umili. Sottomettetevi dunque a Dio... appressatevi a Dio, ed Egli si appresserà a voi. Nettate le vostre mani, o peccatori, e purificate i vostri cuori” (Giacomo 4:6-8).
a. Perché Dio resiste ai superbi. I ribelli incontrano una ferma opposizione. Dio resiste loro e li giudica senza sconti, perchè non riconoscono i Suoi diritti, la Sua sovranità. La ribellione a Dio, è insensata, perché non ci troviamo davanti ad un dittatore malvagio. Dio può essere il nostro migliore amico, sottomettendoci a Lui troveremo il nostro bene, realizzeremo la vera libertà.
b. Perché Dio dà grazia agli umili. Nella sottomissione riceviamo la “grazia sufficiente”, che ci fa realizzare il perdono, la riconciliazione, e di conseguenza la Sua protezione. Solo allora saremo pienamente soddisfatti e godremo della Sua presenza: “Si, eccelso è l’Eterno, eppure ha riguardo agli umili, e da lungi conosce l’altero” (Salmo 138:6).

Ecco l’importanza del ravvedimento, del confessare la nostra ribellione a Lui, di ammettere uno dei peccati principale che è la nostra presunzione di poter fare a meno di Lui vivendo come pare e piace a noi (Cfr. Giovanni 15:5).
Se abbiamo vissuto così chiediamo perdono al Signore, sottomettiamoci a Lui gridando ogni giorno: “Signore, che vuoi che io faccia?” (Atti 9:6; cfr. 26:20).

5. La perseveranza in un atteggiamento costante di ravvedimento
Il ravvedimento non serve solo per preparare la salvezza, ma accompagna il credente per la purificazione dell’anima. La sottomissione del credente a Dio è avvenuta con la nuova nascita, ma continuiamo a ricercarla ogni giorno.
Abbiamo imparato “ per quanto concerne la vostra condotta di prima, a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; ad essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente, e a rivestire l’uomo nuovo che è creato all’immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità…” (Efesini 4:22-24), ma non siamo immuni dai vecchi sentimenti, dai modi di pensare, e di agire di un tempo, quando vivevamo lontani da Dio. Quante volte siamo in contraddizione con le richieste della Parola di Dio (Cfr. Giacomo 4:17; l Giovanni 3:16; Matteo 5:48).
Stiamo attenti alle radici velenose, che sostituirebbero alla sottomissione, l’aspetto ribelle e disubbidiente nei confronti di Dio (Cfr. Ebrei 12:15).
Giovanni scrive ai figli di Dio: “Se diciamo d’esser senza peccato, inganniamo noi stessi... lo facciamo bugiardo” (l Giovanni 1:8,10). Paolo ci avverte che noi possiamo sempre rattristare lo Spirito di Dio che è in noi (Efesini 4:30).
Quando dobbiamo stare attenti a quello stato molto pericoloso in cui può trovarsi un credente a cui la coscienza non parla più (Apocalisse 3:17).
Quindi il credente non deve mai contentarsi di un grande atto di pentimento fatto nel giorno della sua conversione, ma perseverare ogni giorno in un atteggiamento di ravvedimento, confessando immediatamente ogni peccato individuato ed afferrando la purificazione che Dio gli offre mediante la potenza del sangue che Gesù ha sparso sulla croce.
Ecco come “camminare nella luce” (l Giovanni 1:6,7), e progredire sulla via della santificazione “senza la quale nessuno vedrà il Signore” (Ebrei 12:14)!

Conclusione
La tristezza del mondo, produce la morte, ma “… la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c’è mai da pentirsi” (2 Corinzi 7:10). Il ravvedimento è la soluzione a tutte le nostre difficoltà, perché l’unico vero problema della nostra vita è il peccato!
L’appello che Dio rivolge al mondo, come anche alla Chiesa, è sempre: Ravvediti! Egli ci dà del tempo perché possiamo farlo e ci assicura che il ravvedimento allontanerà la condanna.
Dio è misericordioso, ha pietà di chiunque si umilia dinnanzi a Lui: “Lasci l’empio la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al Signore che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare” (Isaia 55:7)

V.M.


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